La tecnologia proposta riguarda lo sviluppo di un nuovo filtro solare ottenuto dalle spine di merluzzo, secondo i principi dell’economia circolare. Il filtro solare è una polvere rossiccia, costituita da idrossiapatite (un fosfato di calcio, componente principale delle ossa umane) modificato con ferro. È preparato con un processo semplice e scalabile (trattamento delle spine in soluzione di ferro e poi a 700 oC) e che può essere adattato per spine di altri pesci.
La polvere assorbe la radiazione UV in tutto l’intervallo e mantiene questa proprietà quando è incorporata in una crema. Per questo comportamento il filtro può essere classificato come 5 stelle (massimo) secondo la classificazione di Boots. Il fattore di protezione della crema (SPF) è però inferiore rispetto ad un filtro commerciale inorganico.
La polvere è stata incorporata in un film di chitosano, materiale usato in biomedicina; il film ha proprietà antibatteriche e di protezione UV, adatto per medicazione di ferite.
Un vantaggio di questo filtro solare è la sua non tossicità; infatti è costituito da idrossiapatite, un composto già presente nel nostro corpo (il componente principale delle ossa umane).
Inoltre questo prodotto non è pericoloso per l’ambiente poiché, a differenza di altri filtri solari inorganici (TiO2, ZnO), non è fotocatalitico, cioè non genera radicali liberi se illuminato. L’accumulo nell’ambiente (acque marine) di filtri solari fotocatalitici è un fatto preoccupante.
il filtro è prodotto da residui dell’industria alimentare; nel complesso il suo impatto sull’ambiente è inferiore a quello di altri filtri commerciali.
Questo filtro può essere usato in combinazione con altri, con effetto sinergistico.
Le particelle della polvere sono > 100 nm; questo è un vantaggio poiché secondo nuove regole EU è obbligatorio indicare sull’etichetta l’uso di particelle < 100 nm (queste particelle non sono ben accette dai consumatori).
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